Questi gironi danteschi del blocco autostradale intorno a Genova riflettono e sintetizzano una somma di mali italiani.
Le barriere antirumore non esistevano fino a pochi anni fa, nessuno le chiedeva e nessuno obbligava a farle, il rumore era un disagio ma non ne era mai morto nessuno. E proprio ora che l’avvento dell’auto elettrica fa prevedere strade silenziose nel giro di pochi anni, si è deciso di metterle dappertutto. E qui si sommano: le crescenti pretese delle comunità locali, a compensare servitù e disagi che innegabilmente subiscono; le norme sempre più asfissianti, volte a individuare comunque dei responsabili anche per eventi naturali o casuali del tutto imprevedibili; la sete di profitto dei concessionari privati che risparmiano sui lavori; il colpevole mancato controllo dei concedenti pubblici sulle omissioni private; il “paraculismo postmorandiano” per il quale la magistratura avvia (doverosamente) indagini su tutto e i concessionari, distratti e incuranti per anni, si tutelano ora col tardivo e paralizzante rispetto di ogni minima prescrizione, finalmente incuranti delle conseguenze.
Noi cittadini, noi che versiamo i pedaggi ai concessionari e le tasse allo stato, non otteniamo da nessuno dei due il servizio (rispettivamente, la messa a disposizione dell’infrastruttura e il controllo sulla sicurezza e regolarità dei lavori) che paghiamo a prezzi di rapina (sia i pedaggi che le tasse). E subiamo invece la tempesta perfetta, per le imprese, il porto, le crociere, i turisti, i pendolari, e l’intera economia genovese e ligure. ... See more